Il termine mindfulness è la traduzione in inglese della parola sati dell’antica lingua Pali delle scritture
buddhiste che significa “meditazione di consapevolezza”, “attenzione consapevole” o più brevemente
“consapevolezza”.
La diffusione della mindfulness
A partire dalla fine degli anni ’60 le pratiche contemplative Orientali hanno avuto una grande
diffusione in Occidente. Questo tipo di meditazione si rifà infatti alla pratica meditativa vipassana, la più antica delle pratiche buddhiste e si colloca nella tradizione theravada, diffusa da più di 2500 anni in Thailandia, Birmania, Laos, Cambogia e Sri Lanka.
La parola vipassana, “chiara visione” o “visione profonda”, indica la nitida consapevolezza
di quello che sta accadendo nel momento in cui accade. La mindfulness consiste infatti nel prestare
intenzionalmente attenzione alla nostra esperienza così com’è, e non come crediamo o desideriamo
che sia in ragione dei nostri condizionamenti mentali.
La mindfulness applicata alla riduzione dello stress
Il primo a sperimentare l’applicazione clinica della mindfulness è stato il professore Jon Kabat-Zinn,
biologo molecolare statunitense e ideatore del programma per la riduzione dello stress basato sulla
mindfulness (MBSR). Kabat Zinn insegnava ai suoi pazienti questa pratica introducendo degli adattamenti e privandola di ogni aspetto mistico e religioso.
Kabat Zinn definisce la mindfulness come la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione di proposito, nel momento presente e in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza. Si tratta
quindi di dirigere volontariamente la propria attenzione a ciò che accade nel proprio corpo e intorno
a sé, ascoltando la propria esperienza e osservandola per quello che è, senza
valutarla o criticarla.